La teologia battesimale di Calvino.

La teologia battesimale di Calvino.
Al capitolo 15 dell’Istituzione della religione cristiana Calvino definisce il battesimo come il contrassegno della fede, come il segno attraverso cui il credente è accolto nella comunità, è incluso tra i figli di Dio ed è incorporato in Cristo. Il riformatore ritiene che il battesimo sia dato agli esseri umani come un aiuto alla fede. Ferrario, commentando l’Istituzione della religione cristiana, mette in evidenza che ci sono due capitoli dedicati al battesimo: il primo affronta gli aspetti teologici, mentre il secondo è una lunga critica verso l’anabattismo.
Per quanto riguarda il primo capitolo sul battesimo, Ferrario lo suddivide in tre parti fondamentali; la prima parte riguarda il rapporto tra battesimo e fede, la seconda tratta del battesimo come testimonianza e la terza tratta degli aspetti pratici dell’amministrazione del sacramento. In effetti, il riformatore individua tre aspetti relativi al sacramento battesimale, e poi li esamina singolarmente. Per prima cosa, il battesimo è un segno della purificazione del cristiano. Calvino spiega questo concetto attraverso una metafora, paragona il battesimo a una lettera firmata e sigillata che certifichi il perdono dei peccati. Inoltre specifica che il battesimo implica il perdono di tutti i peccati commessi durante la vita. Pertanto ogni volta che un cristiano cade nel peccato deve ricorrere al ricordo del battesimo ed avere così la certezza di essere partecipe della purificazione di tutti i peccati grazie al sacrificio di Gesù Cristo.
Per seconda cosa, attraverso il battesimo Gesù Cristo ha reso il cristiano partecipe della sua morte e della sua nuova vita. Calvino non si riferisce semplicemente ad una imitazione di Cristo, ma ad un vero e proprio rinforzo e rigenerazione dello spirito. Calvino qui sta riprendendo le dottrine espresse dall’apostolo Paolo nel capitolo 6 dell’epistola ai Romani. Intende quindi sottolineare l’azione riformatrice della grazia sulla vita del credente. Per terza cosa, la fede riceve conforto dal battesimo in quanto ricorda sia che il cristiano è innestato nella morte e nella resurrezione di Cristo sia che è reso partecipe dei suoi beni e della sua vita eterna. Per questo motivo Calvino arriva ad affermare che Cristo stesso è la realtà e la meta del battesimo. Pertanto gli apostoli hanno battezzato nel nome di Cristo come testimoniato in Atti capitoli 8 e 19. Inoltre, secondo la prospettiva di Calvino, il battesimo amministrato in origine da Giovanni il Battista sia lo stesso che fu affidato successivamente agli apostoli. Infatti, in entrambi i casi è in Gesù Cristo che sono stati cancellati i peccati. Su questo punto Calvino si basa sul vangelo di Giovanni, ma ne offre un’interpretazione diversa rispetto a quella data da Agostino.
Dal punto di vista teologico lo scopo primario del battesimo è quello di sostenere la remissione dei peccati. Ad ogni modo Calvino non adotta un’interpretazione esclusivamente simbolica del battesimo, infatti egli ritiene che il potere del sacramento risieda nella promessa di Dio associata al segno esteriore. Secondo questa prospettiva, la penitenza è un ritornare al battesimo e non va intesa come un sacramento autonomo. In definitiva, attraverso il battesimo il credente partecipa alla morte di Cristo e alla sua resurrezione. Si tenga presente che il battesimo non ha alcuna virtù salvifica in se stesso, ma è l’annuncio del bene che Dio fa agli esseri umani, è segno del patto che Dio ha fatto con il suo popolo. Nell’Antico Testamento la circoncisione era segno del patto, mentre a partire dal Nuovo Testamento il battesimo è il nuovo segno. Basandosi su Rom 4,11, Calvino afferma che questi due segni hanno lo stesso valore. La differenza, secondo Calvino, tra i sacramenti neotestamentari e veterotestamentari consiste nel fatto che i secondi rappresentano il Cristo, i primi invece portano testimonianza che egli è venuto al mondo. Pertanto i due sacramenti del Nuovo Testamento presentano Cristo in maniera più chiara. Il battesimo presenta due aspetti: quello soggettivo, ossia la fede umana, e quello oggettivo, ossia l’azione salvifica divina.
La risposta di fede umana è secondaria rispetto all’azione divina. L’aspetto oggettivo del sacramento è sottolineato molto da Calvino, la salvezza viene da Dio e non parte dall’uomo. Inoltre Calvino distingue tra il segno sacramentale e l’effetto del sacramento. Il primo è la cerimonia e la sostanza del sacramento, rappresenta Cristo in quanto solo Cristo è il suo vero contenuto; il secondo è l’azione salvifica di Cristo, ossia la giustificazione che si manifesta nelle persone che hanno fede. Inoltre Calvino definisce falsa la dottrina secondo cui il battesimo libera dal peccato originale. Secondo il riformatore la natura umana rimane perversa e corrotta anche dopo il battesimo e quindi meritevole di dannazione. Tuttavia ai credenti, grazie al battesimo, viene assicurata la remissione dei peccati. In altre parole, Calvino segue fedelmente la dottrina esposta da Paolo nella lettera ai Romani sostenendo che anche se la natura dell’essere umano resta peccaminosa, attraverso il battesimo la colpa viene cancellata.
Ferrario sottolinea che Calvino ritiene importante l’aspetto del battesimo come confessione pubblica di fede. D’altronde la confessione di fede è primariamente quella della comunità che s’impegna ad accogliere il battezzato come parte del corpo di Cristo. In questo senso il soggetto responsabile, che dichiara l’impegno ad essere fedele, è l’intera chiesa. In questo il riformatore pone l’accento sulla dimensione collettiva e comunitaria dell’atto battesimale. Calvino, infatti, sostiene che il battesimo è importante anche in quanto assolve alla funzione di confessione pubblica di fede. In pratica, tramite il sacramento battesimale le persone dichiarano di voler essere contate fra i membri del popolo di Dio. Del resto, con questa confessione i credenti attestano la loro fiducia nella misericordia di Dio. Infatti il battesimo deve essere sempre accompagnato dalla fede; in quanto segno della promessa di salvezza, esso sarebbe vano se non supportato dalla fede in Dio. Con il battesimo, i credenti dichiarano di fare parte del corpo di Cristo e di voler vivere in comunione con tutti i cristiani. Il vero cristiano ha la certezza della salvezza. Calvino accusa di ingratitudine coloro che sono battezzati ma non credono alla promessa di salvezza. Inoltre, ogni battesimo proviene dalla mano di Dio, indipendentemente da chi lo amministra. Qui Calvino riprende la metafora della lettera che certifichi la salvezza: non importa chi consegni la lettera, importa solo che ci sia il sigillo. E il battesimo è proprio questo: il sigillo che attesta la salvezza.
Quindi il battesimo attesta la purificazione dei membri della chiesa attraverso il sangue di Cristo. Questo è anche il centro della predicazione del vangelo, pertanto predicazione della parola e battesimo sono unite in modo indissolubile. Con questo sacramento diventiamo partecipi della morte e della risurrezione di Cristo. Il battesimo implica una professione di fede, perché con esso Dio instaura con noi il patto della grazia e ci promette salvezza eterna. Noi rispondiamo promettendo di restare fedeli in eterno. Il riformatore segue l’apostolo Paolo, mettendo bene in chiaro che la giustizia è imputata a chi si battezza, e non è ottenuta. Ma Calvino sottolinea anche la rigenerazione e la santificazione che vengono promosse dalla comunione con Cristo. La debolezza della carne, la natura decaduta dell’umanità, non sono cancellate dal battesimo, ma risultano indebolite in seguito al battesimo, tramite la fede che stabilisce la comunione del credente con Gesù Cristo. Se il sacramento viene separato dall’annuncio, allora si cade nell’errore di pensare che l’esecuzione del sacramento sia causa della salvezza. Ovvero, che l’acqua del battesimo sia salvifica, o che l’atto del battezzare fatto dal prete abbia la funzione di mediare la salvezza. L’idea che debba essere il prete a battezzare è ancora più sbagliata, perché presume che sia necessario un ulteriore sacramento, quello del sacerdozio, per mediare tra Dio e l’essere umano.
In polemica con il pensiero scolastico, per Calvino il battesimo non ha alcun potere di per sé, il battezzare non conferisce la grazia e non giustifica. Secondo questa logica, anche la penitenza è contraria al messaggio del vangelo. Non c’è bisogno di un sacramento per cancellare i peccati delle persone battezzate, la grazia di Dio ci giustifica, anche se il cristiano resta un peccatore. La grazia del perdono di Dio è donata a chi ne ha bisogno. Se il cristiano fosse perfetto, non avrebbe bisogno della giustificazione, ma non è così. Nonostante il cristiano sia un peccatore, egli è anche giustificato, questa è l’essenza del vangelo. Dal punto di vista dell’amministrazione del sacramento, Calvino ritiene che se fatto nel nome di Cristo, e quindi anche del Padre e dello Spirito, esso è valido. Pertanto si può battezzare per immersione o meno, se si battezza con acqua nel nome di Cristo il segno è presente. Questo implica che anche i battesimi amministrati dalla chiesa di Roma sono validi. Calvino descrive questi ultimi come una specie di incantesimo, caratterizzato da un rituale complesso, che ha aggiunto simboli e usanze del tutto superflue, come il sale e l’uso del crisma. Ma resta comunque un battesimo valido. Calvino invece si oppone all’amministrazione privata dei sacramenti, che ritiene competano al ministero pubblico. Curiosamente si oppone anche alla facoltà delle donne di battezzare, citando i Padri della chiesa, soprattutto Epifanio, che negavano che le donne avessero autorità di battezzare. Questo argomento è importante per il riformatore in quanto gli permette di attaccare una concezione diffusa, che se i bambini fossero morti senza battesimo, non avrebbero potuto salvarsi, e che dunque chiunque potesse battezzare un bambino morente. Calvino ritiene che questa fosse pura follia. Pensare che senza il battesimo Dio non possa salvare una persona significa avere frainteso completamente il ruolo del sacramento, ed è anche un’offesa alla volontà di Dio, a cui non si riconosce pieno potere di salvare.
Calvino conclude il capitolo dell’Istituzione sul battesimo sostenendo che esso è il sigillo che attesta la promessa di remissione dei peccati, e non un rito che debba essere completato per poter conseguire la salvezza. In polemica con il movimento anabattista, il riformatore ha sempre sostenuto che il battesimo dei bambini non fosse una pratica introdotta dalla chiesa di Roma, ma che era stato insegnato anche dai padri della chiesa e praticato fino dal tempo degli apostoli. Quindi è sbagliato ritenerlo una superstizione inventata dal papato, perché è una pratica che si fonda sulla parola di Dio. Secondo il pensiero anabattista si dovrebbe battezzare soltanto le persone che fanno professione di fede, pertanto i bambini sarebbero esclusi dal battesimo. Calvino interpretava in maniera diversa i passi evangelici (Mt. 28:19; Mc. 16:16) che secondo gli anabattisti sono alla base dell’esclusione dei bambini dal battesimo, infatti il riformatore riteneva che questi versetti si riferissero alla conversione di persone che non avevano mai conosciuto il vangelo. Sarebbe stato assurdo battezzare queste persone prima di averle istruite e di aver ricevuto da loro la professione di fede. Invece Calvino riteneva che questo discorso non si applicasse ai figli delle famiglie già convertite. Secondo il riformatore i bambini vengono battezzati grazie al patto fatto dai loro genitori, in maniera del tutto analoga a quello che succedeva con la circoncisione ai tempi dell’Antico Testamento, i figli dei cristiani vengo battezzati in base alle dottrine che i genitori hanno accettato.
In pratica, quando il cristiano accetta Gesù, lo accetta sia come suo Salvatore personale che come Salvatore della sua discendenza. In altre parole, i figli dei credenti fanno già parte della comunità cristiana al momento della nascita. Ovviamente Calvino ammette che, una volta raggiunta la maturità, i figli dei credenti possono allontanarsi dal cristianesimo e rifiutare di credere nella promessa di salvezza, rendendo nullo il loro battesimo. Tuttavia il nostro Signore li ha ugualmente eletti e ha offerto loro la salvezza. In sintesi, nelle parole dello stesso Calvino: «il battesimo ci viene prescritto per suggellare nei nostri corpi la promessa di salvezza, come un tempo era la circoncisione per il popolo giudaico, vietare ai figli dei cristiani la sicurezza, che i credenti hanno sempre avuto, di possedere un segno visibile con il quale nostro Signore dimostra loro di accogliere i loro bambini nella comunione della Sua Chiesa, equivale a defraudare i Cristiani di una consolazione che non ha eguali».
Calvino, quindi, mette in stretta relazione il battesimo con la circoncisione, entrambi sono dei segni della promessa di salvezza, e una dichiarazione pubblica dell’appartenenza al popolo di Dio. Il battesimo sostituisce la circoncisione, che era in vigore ai tempi dell’antico patto. L’unica differenza tra questi due segni è la cerimonia esteriore. Entrambi rappresentano la promessa di vita eterna e di remissione dei peccati, quindi hanno la stessa identica forza. Sono due segni diversi, ma raffigurano la stessa realtà. Comprendendo il sacramento battesimale come la sostituzione della circoncisione, Calvino ovviamente ritiene che sia lecito battezzare i bambini. Ossia pensa che i figli dei cristiani siano eredi delle stesse benedizioni promesse ad Abramo. Pertanto l’idea di limitare il battesimo ai credenti, ovvero a persone sufficientemente adulte da poter esprimere la loro professione di fede, è del tutto assurda per il riformatore. Per questo, anche se ammette che nel Nuovo Testamento non si menziona mai specificamente il battesimo infantile, pensa che gli stessi apostoli battezzarono famiglie intere, inclusi i figli piccoli. In particolare cita At 16,33, ritenendo che la scrittura lasci implicito il battesimo dei bambini. In proposito dimostra che, se ci si limitasse ad eseguire la scrittura alla lettera, bisognerebbe escludere dalla Santa Cena le donne, in quanto la Bibbia non dice mai esplicitamente che delle donne partecipassero al sacramento, ma questo sarebbe assurdo. Ferrario mette in luce come l’intera critica di Calvino all’anabattismo si poggi sull’analogia tra battesimo e circoncisione. A differenza di Lutero, il riformatore di Ginevra non tenta di adottare il concetto della fede dei fanciulli, si limita ad assumere il pedobattismo come una pratica che risale agli apostoli, e quindi legittima. Inoltre Calvino non si preoccupa del fatto che l’analogia tra circoncisione e battesimo non sia sviluppata nel Nuovo Testamento, ritenendo comunque evidente che il battesimo abbia sostituito la circoncisione, e che la promessa di salvezza e di remissione dei peccati rimanga sempre la stessa. In altre parole che l’alleanza resti sempre la stessa, e che i figli dei cristiani partecipino del patto attraverso il rito del battesimo, così come i figli degli ebrei nell’Antico Testamento attraverso la circoncisione.
Nella prospettiva calvinista la fede in Cristo resta sempre centrale. Ed è a partire da questa fede che il sacramento battesimale assume il suo significato. Calvino, inoltre, crede fortemente nell’unicità del patto tra Dio e l’umanità, accettando che esso possa essere simboleggiato in vari modi, dalla circoncisione a partire dai tempi di Abramo, dal battesimo a partire dall’epoca del ministero terreno di Gesù. Per questa stessa ragione Calvino non pensa che si debba usare un rituale estremamente preciso e sempre uguale per battezzare, se anticamente si praticava il battesimo per immersione, non segue che ancora oggi si debba utilizzare la stessa identica forma. Questo in quanto il senso del sacramento sta nel patto, e non nella forma del rito. Anche l’insistenza di Calvino nel difendere il battesimo infantile va compresa a partire dalle critiche degli anabattisti che caratterizzarono il secolo in cui Calvino scriveva. In effetti, lo stesso Calvino riconosce che il battesimo di un adulto è del tutto normale. In definitiva, la trattazione teologica del battesimo negli scritti di Calvino risulta molto condizionata dalle polemiche verso le dottrine anabattiste.
Sintetizzando, il battesimo è il segno dell’iniziazione cristiana, attraverso di esso si entra a far parte della chiesa e si diventa parte del corpo di Cristo. È il segno del nuovo patto e sostituisce la circoncisione. Anche se il segno è cambiato rispetto all’Antico Testamento, la promessa di Dio rimane la stessa che fu fatta ad Abramo, grazie al battesimo si entra a far parte del popolo di Dio. La promessa annunciata dal battesimo è già stata compiuta dal ministero di Cristo. Con il battesimo il credente viene innestato nel corpo di Cristo, ossia, riprendendo Galati 3:27, il fedele si riveste di Cristo nel battesimo, partecipando della sua vita e della sua giustizia. Secondo Calvino il vero battesimo, l’unico battesimo, è quello compiuto da Cristo nel Giordano. Il battesimo dei credenti è la partecipazione di ognuno a quel battesimo, quindi tutta la chiesa è stata purificata dal battesimo nel Giordano. Questa purificazione è totale, cancella tutte le colpe, sia dei peccati precedenti al rito battesimale sia di tutti i peccati successivi. Quando si ha fede nel battesimo si ha la certezza della remissione di tutti i peccati.
Per quanto poi riguarda il battesimo dei bambini, Calvino nota che il sacramento è un’azione che Dio compie, è il segno che Dio accetta il battezzato nella Sua chiesa. Quindi non è necessario essere adulti per farsi battezzare. Infatti il riformatore poneva molta più enfasi sull’aspetto oggettivo del battesimo, l’azione divina, che su quello soggettivo, la risposta di fede umana. In ogni caso, la fede della persona battezzata si alimenterà della promessa divina. Ed è proprio grazie a questo sacramento che Cristo rende gli esseri umani partecipi di se, fin dall’infanzia. Come Vinay sottolinea, Calvino pone grande attenzione sulla famiglia, sul nascere da genitori cristiani, i figli dei credenti sono membri della chiesa fino dal seno materno. Inoltre i bambini sono creature capaci di unione con Cristo. L’atteggiamento del Salvatore verso i fanciulli era di coinvolgimento, come narrato in Mt 19,14, e non di allontanamento. Calvino, considerate le scritture, ammette la rigenerazione precoce, in opposizione a quanto sostenuto dagli anabattisti.
Alcune riflessioni di natura più personale su quanto fin qui detto. Del lavoro di Calvino colpiscono diversi elementi: la bella prosa e l’inventiva letteraria. Calvino è uno scrittore piacevole e interessante da leggere; il rapporto teologico con Lutero, che presenta forti somiglianze, il primato assoluto della Parola rispetto alle tradizioni e alle forme del culto, ma anche elementi di sviluppo indipendente; la totale centralità della figura di Cristo, alla cui luce viene letta la scrittura. Tralasciando i meriti letterari del riformatore, argomento non pertinente con la tesi, e anche i parallelismi tra Lutero e Calvino, di cui si parlerà nel prossimo paragrafo, ci sono alcune osservazioni sulle peculiarità della teologia battesimale di Calvino che si vuole qui sottolineare. Di massima importanza è la concezione di Cristo come chiave interpretativa dell’Antico Testamento, il tabernacolo di Mosè inteso come prefigurazione del Salvatore, idea in perfetta coerenza con le dottrine avventiste; tutti i segni del patto tra Dio e il popolo eletto, descritti nelle pagine dell’Antico Testamento, per Calvino sono sintetizzati nei due sacramenti del Nuovo Testamento. Solo guardando al ministero terreno di Cristo si può conoscere e capire Dio e la salvezza. Il battesimo allora è uno solo, quello di Gesù nel Giordano, il battesimo del credente prende significato grazie a quell’evento, centralissimo nella storia della salvezza. Il rapporto tra Dio e l’umanità è stato impostato da Dio, che ha scelto il battesimo come mezzo per relazionarsi con noi. Calvino non tenta di dimostrare che è così, in fondo egli assume che sia così perché legge le scritture in prospettiva Cristologica. Piuttosto Calvino si domanda come mai Dio abbia scelto il battesimo, e ipotizza che sia per via della simbologia facile da capire, legata ad un segno esteriore e materiale, adatto ad essere compreso anche da menti poco spirituali e dalla fede debole. Anzi, un rito e un segno che aiuti praticamente la fede a crescere. Quindi battesimo come dono di Dio agli esseri umani, come parte di quell’elezione che prevede la fede e implica la salvezza. Dal punto di vista storico, battesimo come eredità, cioè dono materiale di Dio, incarnato in un momento nella storia, che viene passato da una persona ad un’altra grazie allo sforzo evangelico. Questi sono gli aspetti che riflettono l’agire di Dio, che dimostra una chiara volontà di salvezza verso di noi.
Ma Calvino esamina anche gli aspetti soggettivi, ossia come gli esseri umani reagiscono al dono battesimale. E reagiscono in maniera scomposta e imperfetta, inventando forme rituali inutili, fraintendendo l’azione di Dio, e quindi intendendo il rito battesimale come salvifico in se stesso, pensiero superstizioso; o, al contrario, sottovalutando l’azione di Dio, come chi crede che in fondo il battesimo non sia necessario, o che comunque sia una scelta personale. Calvino cerca invece l’equilibrio, ma la sua teologia ne risulta complicata. In particolare la polemica contro l’anabattismo condiziona molto l’esposizione di Calvino. Tuttavia, alla fine, il battesimo degli adulti è valido, secondo lo stesso riformatore di Ginevra. Certo, Calvino si sforza di dimostrare che non serve ri-battezzare, né servono i riti complessi del cattolicesimo tridentino, eppure la volontà di Dio è di salvare, ed è sempre efficacie.
Alla luce di questo dato fondamentale, ossia il potere assoluto della grazia di Dio, è un peccato che le teologie battesimali dei riformatori si siano sviluppate spesso attraverso scritti polemici. Questa naturalmente è una lettura che si può fare adesso, in una società dove il dialogo interreligioso è possibile e auspicabile. Se l’umanità è davvero corrotta, il male è in noi, è del tutto ovvio che l’azione di Dio sia fraintesa. Ma se la volontà di Dio è quella di salvarci, le polemiche tra i credenti cadono in secondo piano, anzi sono irrilevanti. Da questo punto di vista, è molto attuale la fiducia che Calvino ripone nell’aspetto collettivo, cioè anche se i singoli individui sono decaduti e sempre capaci di peccato, la chiesa come corpo di Cristo costituisce lo spazio fisico e sociale in cui si fa esperienza della certezza della salvezza.
(articolo reperito in rete)